MORIRE E RINASCERE EMOTIVAMENTE
“Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano. Generalmente essi avvengono quando arriviamo ad un limite. Quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente”
(P. Coelho)
Partiamo da una premessa circa le emozioni. Le emozioni intese nel loro valore informativo e comunicativo: esse ci informano e comunicano qualcosa di importante, ci spingono a fare qualcosa, ad agire nell’ambiente e nella relazione. Rappresentano un modo primordiale di avvertire un’opportunità come soddisfacimento di un bisogno o una minaccia, come paura di perdere qualcosa.
Di sicuro non possiamo eliminarle…tuttavia spesso facciamo finta di non “sentirle”, le nascondiamo, le mascheriamo. In che modo? Alziamo muri di negazione, razionalizziamo e ci distraiamo da esse. Evitiamo di vivere il presente, rifugiandoci nel passato o nel futuro. L'unico desiderio è non voler sentire quello che sentiamo...per “salvarci”.
Succede così che le emozioni scendono nel corpo senza passare per la consapevolezza diventando sintomo somatico. Divengono una sorta di misteriosa manifestazione, incontrollabile così come sono incontrollabili i sintomi fisici che ne seguono.
Ma quali sono le emozioni che non vogliamo sentire?
Di solito quelle dolorose ma a volte, anche le emozioni piacevoli poiché in qualche modo portano con loro la paura. Ad esempio capita di avere paura di sentire un sentimento profondo di gioia o di amore oppure sperimentarlo ma avere subito timore e preoccupazione; ciò accade perchè si teme di perdere quella condizione piacevole. Ecco perciò, alla gioia segue la paura, l'ansia e all'amore seguono il dubbio e l'inquietudine. Eppure le emozioni non chiedono logica ma solo di informarci, di portarci un messaggio, e per questo andrebbero ascoltate e vissute per ciò che sono.
Tuttavia, spesso accade che invece di ascoltarle le trasferiamo dalla pancia alla testa nel tentativo di controllarle, annullarne l'effetto e prevedere eventi futuri e soprattutto con l'intento di non provare niente.
Ma cos'è il controllo?
Il controllo è un'illusione.
Cosa controlliamo nelle nostre vite? O meglio, cosa crediamo di controllare?
L'idea di “non sentire” va di paripasso con l'illusione del controllo.
Quanto perdiamo di noi stessi in questo lavoro di razionalizzazione?
In realtà perdiamo noi stessi perchè l'unico obiettivo è la corsa sfrenata all'evitamento.
Eppure nel ragionamento opposto si potrebbe scoprire che nel sentire non c'è spazio per i pensieri inutili, per le preoccupazioni distruttive e per le illusioni pericolose.
Nel sentire c'è il presente, con tutta la sua ricchezza e ci siamo noi, pienamente.
È una sorta di autorizzazione alla felicità: riportare pian piano la nostra attenzione su noi stessi con amore verso noi stessi e senza giudizio. Trattarci come tratteremmo un nostro amico, chiedendoci e consigliandoci le stesse cose che diremmo a lui. Ci proccuperemmo di come sta, come si sente, cosa prova e come mai...per farlo tornare al senso di quello che sente. Questo passaggio su noi stessi ci permetterà di non mettere in atto strategie dannose del NON SENTIRE.
La vita ci mette di fronte a situazioni sempre nuove, luoghi, persone e noi siamo impreparati perchè non tutto abbiamo sperimentato e non tutto sperimenteremo mai, siamo nella continua prova di chi siamo e cosa sentiamo. La nostra anima si nutre di cose nuove solo se ci facciamo attraversare da esse. Si muore e si nasce emotivamente ogni volta che se ne ha bisogno. La negazione o la fuga impediscono questo processo meraviglioso di rinnovamento di sé e di benessere. Proviamo a metterci in ascolto di noi stessi.