LA COMUNICAZIONE NELLA RELAZIONE DI COPPIA

La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima.
(Henri Bergson)

 

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Parliamo di comunicazione cercando di comunicare, appunto, e in modo efficace alcuni concetti chiave. Ecco dunque il primo: cosa voglio comunicare? Cosa effettivamente viene compreso dal destinatario?

E dopo il primo assioma della comunicazione secondo cui non è possibile non comunicare, per cui anche il silenzio è comunicazione...Aggiungo subito uno dei grandi problemi nel farlo: quale parte del mio messaggio arriva realmente a destinazione?

Facciamo degli esempi concreti prendendo in considerazione la relazione di coppia partendo dal principio. All'inizio di una relazione, generalmente, si è molto disposti a comunicare cose di sè stessi per sentirsi riconosciuti e si è altrettanto disposti ad accogliere l'altro, quello che dice e quello che non dice. L'intimità che si crea in questa fase è tanto più intensa, emotivamente pregnante tanto quanto la comunicazione fluisce e ognuno ne sente l'appagamento poichè "viene visto" nei suoi bisogni, desideri, nel suo essere persona. A volte succede che, anche se in fase iniziale, la comunicazione si areni davanti a incomprensioni che ci spieghiamo come incompatibilità, attribuendo delle colpe; eppure la comunicazione è bidirezionale e la colpa non esiste.

Quindi cos'è che non permette di dirsi le cose e soprattutto di comprendersi?

I motivi possono essere diversi e assolutamente legati alla storia di ognuno di noi.

Proviamo innanzitutto a riflettere sul significato oltre che sull'importanza di comunicare.

La comunicazione ha molto a che vedere con la definizione della relazione che è la relazione stessa. Il contenuto e il modo di comunicare fanno la relazione. Quindi, problemi di comunicazione uguale problemi di relazione e definizione della stessa. La mancata chiarezza di intenzioni crea inevitabilmente confusione nell'invio dei messaggi e la confusione dell'invio di questi genera confusione nell'interlocutore. E' così, che spesso, si finisce per interpretare più che comunicare...e l'interpretazione, si sa, genera errori.

Considerando la frase in cima a queste riflessioni, che "la comunicazione avviene, quando oltre al messaggio passa un supplemento d'anima", effettivamente se sono con la persona, comunico realmente con lei; se sono un passo indietro, fuori dalla relazione riesco a comunicare solo che sono un passo indietro e il messaggio non passa, l'anima non arriva.

Quando la relazione, poi, è consolidata, può succedere che lo spazio di comunicazione si riduca, per diversi motivi. A volte sembra non ci sia tempo o si danno tante cose per scontate. Si comincia a dare per scontato l'altro sappia cosa ci fa piacere o dispiacere, ma magari tante cose sono cambiate, si cambia continuamente. Anche qui, l'interpretazione non basta, per quanto tutto il non verbale sicuramente mandi i suoi segnali.

Stare con l'altro vuol dire continuare a stare in comunicazione con lui, accogliendone anche i cambiamenti e i nuovi bisogni.

Il messaggio, come la nostra anima, noi stessi, passano solo attraverso il desiderio di dare così come l'ascolto e la comprensione dello stesso. È un processo circolare che va alimentato con le diverse modalità e la chiarezza di intenti, all'inizio della relazione ma anche col passare del tempo.

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