QUANDO L'ANSIA DIVENTA UN PROBLEMA?
La nostra ansia non viene dal pensare al futuro, ma dal volerlo controllare.
(Khalil Gibran)
Vi è mai capitato di sentirvi ansiosi nell'attesa di incontrare qualcuno? Ansiosi di fare un viaggio? Ansiosi rispetto a un esame oppure ansiosi di sostenere un colloquio di lavoro?
Di certo sarà capitato di trovarci in una situazione e di avvertire una certa tensione.
Ebbene sì!
L'ansia è indispensabile per la sopravvivenza: ci segnala la percezione di ostacoli o minacce per obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere o per la nostra incolumità fisica.
L'ansia, perenne nemica ma sorprendentemente grande alleata di motivazione, ambizioni, crescita e realizzazione. È questa l'ansia positiva.
L'ansia positiva ci permette di percepire quello che accade attorno, mettendoci in allerta sulle difficoltà che possiamo incontrare sulla nostra strada, una tensione positiva che ci proietta dritto verso i nostri obiettivi.
Allora...quand'è che l'ansia diventa un disturbo?
Facciamo prima una precisazione sul significato di ansia.
L'ansia è uno stato psichico di preoccupazione, relativa a uno stimolo specifico, associato a una mancata risposta di adattamento da parte dell'organismo in una determinata situazione che si esprime sotto forma di stress per l'individuo stesso.
È accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto, respiro corto.
La sovrastima di un pericolo, un ostacolo, la difficoltà di una situazione oppure la percezione di sè come inadeguati a far fronte alla situazione aumenta in modo esponenziale i sintomi d'ansia.
Ecco che l'ansia diventa un problema quando la persona anzichè trovare un modo di gestirla, mette in atto una serie di comportamenti in funzione di essa: evita l'esposizione a situazioni, luoghi o persone ritenute "pericolose", mette in atto rituali di controllo, ferma parte della propria vita...ne viene sopraffatta.
In altre parole, la qualità della propria vita ne viene compromessa: le relazioni con gli altri e la propria autonomia. La persona si trova a vivere una sensazione di pericolo scaturita da un'alterata percezione del mondo esterno che si somma all'emozione della tristezza per l'impotenza generata dalla percezione di fragilità che si ha di sè.
Dunque, nello stato d'ansia ci si chiede "cosa potrebbe succedere se dovessi perdere il controllo?". L'incertezza della risposta a questa domanda mantiene lo stato di tensione, lo stato di controllo, lo stato di ansia.
Desiderio di controllare e sintomi ansiosi si alimentano e autoalimentano in un circolo al quale non troviamo una soluzione nè una via d'uscita.
Il desiderio di controllare aumenta l'ansia e l'ansia a sua volta va controllata altrimenti prende il sopravvento...allora controlliamo di più e la tensione aumenta...
La tensione ci fa stare male fisicamente e allora cominciamo a preoccuparci dei sintomi fisici. Inevitabilmente il corpo reagisce al carico di preoccupazioni della mente e inevitabilmente, a quel punto, siamo costretti a soffermarci su quello che ci sta succedendo.
Le domande sono: "Possiamo veramente controllare le cose?"
Oppure: "Preoccuparci di quello che può succedere fa in modo che qualcosa accada o non accada?"
oppure: "Ci sono altre opportunità di rassicurazione o possiamo imparare ad assumerci dei rischi?".